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LAPRIMAVERA

E SI RITORNA SULLO SCOTTANTE TEMA DEL REFERENDUM

18 Aprile 2009 , Scritto da cesare pisano Con tag #POLITICA

Se davvero i politici facessero il bene dell’Italia e degli italiani, saremmo in una dimensione culturale e del fare politico ottimale.

Se da una lato c’è un’opposizione che tenta di fare ragionare l’attuale governo, e, si può dire su tutti i nodi politici, fino adesso svoltosi sotto gli occhi di tutti ( Alitalia, immigrazione clandestina, assegno mensile ai disoccupati, maestro unico, tagli alla scuola, reato clandestini e la loro denuncia da parte dei medici, tagli alla sicurezza, ronde, etc..), dall’altro c’è una formazione governativa, che non regge all’unisono, come, spesso, è nella vanteria dei proclami di tipo elettorale; nella realtà le cose non stanno così; sembra, infatti, che molte proposte fatte passare come unanimità della maggioranza, pare che, nel suo interno, abbiano avuto un parto molto difficile; parto travagliato, che non è mai affiorato all’esterno, ma, che ora, durante il tempo del terremoto d’Abruzzo, è emerso in maniera, non solo lampante, ma fortemente condizionante.

Il Premier ha avanzato la proposta di fare coincidere le elezioni europee con il referendum; la lega si è opposta per ragioni di tornaconto elettorale e di sopravvivenza politica; infatti, l’aggravio della spesa si sposterà sulle  spalle di tutti i cittadini.

Questo dimostra la insicurezza della Lega nell’affrontare la vera realtà politica, quella che verrà fuori dai risultati del referendum.

Un partito che potrebbe scomparire, se si dovesse arrivare al modello bipartitico.

La proposta di attuare il referendum nella stessa giornata delle elezioni europee, così come nelle parole giuste del Premier, ha trovato un netto rifiuto interessato ed individualistico della lega, che, per bocca dei suoi responsabili, ha manifestato un’azione determinata allo spostamento verso altre date, considerate meno attive e pericolose dal lato elettorale; infatti, Calderoni ha detto, a conferma della linea del suo Partito, di spostare al 21 giugno come data del referendum,

 "non è una vittoria della Lega, ma riguarda il rispetto della Costituzione".

Ed, ancora:

 “Manteniamo la nostra assoluta contrarietà alla coincidenza della data del referendum con le Europee , perché riteniamo che sia incostituzionale. Su questo abbiamo sentito Berlusconi e lo incontreremo nei prossimi giorni”

Questa la posizione della Lega, che, per bocca dello stesso Premier, ha avuto la meglio; la data sarà spostata, per evitare, come ha dichiarato il Premier, la caduta del governo.

Altri responsabili del PDL hanno dichiarato, come possibilità per il referendum, la data del 21 di giugno, durante le elezioni eventuali di ballottaggio delle amministrative.

Quali sono i problemi di dovere spostare, per una convenienza di partito, la data dal 7 di giugno al 21 di giugno?

I problemi sono solo individuali e di partito; la paura che la vittoria del referendum possa spazzare via alcuni partiti, per lasciare il posto ad un modello politico di bipartitismo, che snellirebbe e renderebbe più costruttiva l’azione politica e creerebbe un’alternanza politica tra le diverse forze, com’è oggi nella realtà politica delle grandi democrazie, che si alternano alla gestione politica dello Stato.

La minaccia di fare cadere il governo, in un momento di tragedia, come quella abruzzese, ha creato la ratio per decidere lo spostamento delle date.

Quindi, la realtà delle date è questa: si dovrebbe votare il 7 aprile per le europee;  il 21 aprile per il referendum nella stessa giornata delle amministrative.

Ma spunta, anche, la data del 14; o addirittura, lo spostamento al 2010.

Tutto questo significa una perdita in denaro; infatti, l’opposizione, del PD di Franceschini, si è opposta allo spreco di denaro, che, in questo momento, potrebbe servire per i problemi terremoto.

Anche Guzzetta, il Presidente del Comitato promotore del referendum è dell’avviso che, se si votasse il 21, ci sarebbero solo le sedi già pronte per il ballottaggio delle amministrative, ma, solo in quei comuni ove ci saranno i ballottaggi e dove si terranno le amministrative; chiaramente, non in tutta Italia, ma, solo in quei centri chiamati a votare; questo significa una perdita di almeno 300 milioni, per aprire altre sedi necessarie per il referendum.

Se, poi, slittassero verso una data diversa ed unica per il referendum, avremmo una perdita di oltre 400 milioni, perché occorrerebbe, di nuovo, organizzare tutte le sedi, su tutto il territorio.

Come fa rilevare Francescani, oggi, l’Italia questo spreco in denaro non può permetterselo e non deve permetterselo; siamo, e non dimentichiamolo, dentro il vortice di una crisi economica fortissima, che sta lasciando tracce nelle famiglie e, molti si stanno impoverendo.

Con quel denaro si potevano costruire molte case per i terremotati.

Franceschini, giustamente parla di una Tax-Bossi; perché questo sarebbe il risultato di uno spostamento interessato ed individualistico che la Lega di Bossi farebbe pesare su tutti i cittadini.

Il denaro dovrà essere reperito e le vie per farle già si intuiscono con grande facilità; le vie approdano alle famigerate tasse ed al loro aumento.

Si parla di aumentare le accise della benzina, e questo significa aumento della benzina e diminuzione della capacità di acquisto del denaro; significa in parole semplici, che, come al solito, tutte le crisi gravano sulla povera gente; perchè coloro che stanno bene economicamente non si accorgeranno dell’aumento eventuale delle accise, mentre i meno abbienti si, visto che in questo momento di crisi economica, tanti non arrivano alla fine del mese.

Noi, cittadini italiani, coscienti e democratici, siamo per un accorpamento delle elezioni; nello stesso giorno si deve votare sia per le europee, sia per il referendum.

Questa sarebbe la giusta decisione che un governo democratico dovrebbe prendere a costo di cadere; è una questione di principio e di democrazia dei valori politici, che deve essere superiore a qualunque forma di calcolo e d meschino opportunismo di tipo elettorale.

Il popolo italiano ha dato delega a tutti i suoi rappresentanti per avere tutela da loro e non per subire giochetti e strategie partitiche, meramente elettoralistiche, cieche e becere.

 

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