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LAPRIMAVERA

FINI UN LIBERAL-DEMOCRATICO DELLA DESTRA MODERNA ?

2 Dicembre 2009 , Scritto da cesare pisano Con tag #POLITICA

Io credo che Fini abbia imboccato il percorso politico della destra liberale, moderna  e democratica votata al  Riformismo.

LA Fondazione Farefuturo,  creata dal Presidente della Camera,  è una fonte di studi e di ricerca nella risoluzione dei problemi,  che si agitano dentro la società moderna, nel mondo globalizzato, che  riceve costantemente le ricadute negative di una politica economica gestita,  secondo i parametri di un capitalismo selvaggio e senza regole, che ci ricorda il liberismo economico dell’inizio del secolo.

La cultura del sondaggio, quale strumento che denota l’indice di gradimento o le linee quotidiane dell’azione politica, il  “ market  to market “ sono stati adottati da questa maggioranza come  lo strumento dell’unico sistema decisionale,  per colmare un progetto mancante e, nello stesso tempo, per fare la politica.

Espedienti elevati a sistema per reggere la politica di poca qualità e navigare sulla cresta dell’onda del consenso; una politica che non riesce a risolvere nessun  problema di tipo strutturale a livello economico-produttivo ed infrastrutturale; che non riesce a colmare il divario tra nord e sud, soprattutto, se si tiene conto della stragrande maggioranza ottenuta.

Una politica che ha affrontato la crisi con leggerezza e con una finanziaria inadeguata, basata solo sui tagli su tutte le voci.

Solo dopo le critiche di Fini, considerate sgradite dalla maggioranza  e dai giornali di sostegno, si è mosso qualcosa a livello dei ministeri; infatti, Brunetta e Baldassari hanno manifestato un atteggiamento contrastante l’azione impostata da Tremonti.

Un governo,  che,  potendo contare su una stragrande maggioranza,  avrebbe potuto governare e riformare l’Italia, naturalmente dalla sua visione conservatrice e tradizionalista, si è, invece, perso dentro un sistema di espedienti,  che lasciano la società affogata nei suoi problemi, soprattutto, in questo momento storico della crisi mondiale.

Fini si è reso conto dell’immobilismo in cui stagna il PDL,  per cui ha pensato di veicolare idee diverse e contrastanti, col resto del gruppo politico di appartenenza.

In linea con gli obiettivi della Fondazione Farefuturo e con tutte le idee manifestate nell’ultimo periodo, che hanno provocato una forte reazione dei responsabili e dei quotidiani di appoggio, il Presidentre Fini pubblica il suo saggio  “ Il futuro della libertà “, nel quale rappresenta le sue idee, che sono in netta contrapposizione con procedure, idee e progetti del Partito.

Fini riconosce a Berlusconi il diritto a governare legittimamente,  come risultato di elezioni democratiche,  ma afferma che deve governare nel pieno rispetto di quelli che sono altri organismi che la Costituzione prevede.

Il riconoscimento della leadership non significa che si possa trasformare in una monarchia assoluta; infatti,  il diritto di governare porta al rispetto della Corte Costituzionale, del Parlamento, del Capo dello Stato, e della Magistratura.

Riguardo la magistratura afferma che il 90 / 95% dei giudici vanno ringraziati per quello che fanno quotidianamente e bisogna ricordare che hanno pagato un tributo altissimo di vite contro il terrorismo e contro le mafie.

La giustizia, per funzionare bene ha bisogno di più risorse, ma bisogna riconoscere, afferma Fini,  che tantissimi processi sono troppo lunghi e vanno oltre i limiti di sofferenza umana.

Anche, su molte decisioni o proposte della Lega Fini ha trovato il modo per criticarne i contenuti ritenuti propagandistici o populisti, riaffermando le sue idee che in forma di proposta legislativa sono state depositate per essere discusse in Parlamento,  come la richiesta della cittadinanza per gli extracomunitari in regola dopo 5 anni ed il diritto di voto amministrativo.

Il primo firmatario è stato Veltroni, che ribadisce la possibilità di un’apertura nel confronto,  fino adesso impossibile, con la destra,  gestita da Berlusconi.

Una profonda differenza, che pone Fini come il politico illuminato dell’attuale PDL, che è appiattito su problematiche che tendono a proteggere il Premier da presunti attacchi e da progetti finalizzati alla sua caduta.

Si discute quotidianamente sui problemi del Premier ed è come se tutti fossero calamitati da questi contenuti personali, spesso, fatti passare per riforme che concernono  e tutelano, anche, altri.

Fini sembra infastidito da questo andazzo, che vede il PDL e la maggioranza di governo impegnati non a risolvere la gravità di una crisi che ha portato a 2 milioni i disoccupati in Italia ed a molti fallimenti di imprese; alle morti sul lavoro, ai precari, al congelamento degli stipendi, delle pensioni, dei salari.

Si parla solo dei fatti personali del Premier; questo non va bene, perché una maggioranza  politica eletta dal popolo ha l’obbligo ed il dovere di governare per il popolo e non dovrebbe mai  involvere la sua azione politica, come  invece, fa, e, secondo me, con una certa arroganza.

Fini vuole le Riforme,  solo attraverso la condivisione dei contenuti, quindi, rispettando il  confronto democratico con tutte le forze dell’opposizione; mentre il Premier, in caso di disaccordo,  è pronto a procedere da solo.

Secondo le leggi vigenti il Premier potrebbe agire da solo; ma, trattandosi di materie quali la giustizia e le riforme costituzionali, ha ragione Fini quando afferma che vanno fatte,  rispettando il confronto.

Quindi, una visione della democrazia totalmente diversa; una conduzione del Partito diversa; una visione sui contenuti politici diversa.

Fini attinge ai lavori della sua Fondazione; il Premier attinge ai suoi sondaggi.

Fini si è trovato ad essere in disaccordo con la Lega in tanti punti programmatici, il Premier si dice di essere d’accordo con la Lega.

Fini è per una politica in grado di sconfiggere la cultura del “consumo immediato” egoistico e la paura indotta dai media.

Fini è per il superamento della logica del  “ giorno per giorno ”, che vuole la trasformazione dei cittadini in meri consumatori materialisti,  proiettati  in un meccanismo anestetizzante, fatto di “moltiplicatori dell’attimo “, come si evince dagli obiettivi posti dalla stessa Fondazione.

Una politica capace, attraverso la partecipazione, di progettare per le future  generazioni.

Una politica, che rigetti l’immobilismo in ogni campo, dalle politiche demografiche all’innovazione amministrativa, alle famiglie.

Fini con la sua Fondazione si apre al nuovo volto della società dal suo punto di vista della destra moderna, capace di dialogare con l’opposizione e cosciente di alternarsi politicamente alla gestione dello Stato.

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