Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
LAPRIMAVERA

ALLA SAPIENZA DI ROMA TAFFERUGLI E SCONTRI

20 Marzo 2009 , Scritto da cesare pisano Con tag #POLITICA

I recentissimi scontri tra forze dell’ordine e studenti, appartenenti al movimento Udi, seguono le manifestazioni indette dalla Cgil, a cui ha aderiti l’Flc, di Piazza Duomo a Milano.

 

La Cgil indice lo sciopero contro “ I tagli del governo Berlusconi e le manovre che hanno impoverito e messo in crisi tutto il settore della conoscenza “.

 

Hanno aderito alla manifestazione i rappresentanti della scuola, dell’università, della ricerca, della formazione professionale e l’Afram.

 

La conseguenza di questo sciopero è stata quella di risvegliare il movimento degli studenti della scuola e degli universitari, contro i provvedimenti che tagliano i finanziamenti e limitano le ricerche scientifiche e la conoscenza; momenti importantissimi nella crescita del nostro Paese e per un superamento della crisi, in una nuova prospettiva migliore del mondo del lavoro e degli studi universitari.

 

Alla manifestazione milanese erano presenti tutte le rappresentanze, che provenivano dalle proteste del tempo in cui il ministro Gelmini toccò, coi suoi provvedimenti, il settore scuola: maestro unico, tempo pieno, ricerca universitaria, 5 in condotta, zero fondi, etc..; quindi, gli studenti delle superiori, il movimento universitario di contestazione “ Onda Anomala “, i genitori e gli insegnanti, che fanno parte di Retescuole; operai dell'azienda metalmeccanica Innse, che da mesi lottano contro la chiusura dello stabilimento.

Una nutrita rappresentanza di tutto il settore scuola e di una azienda che rischia, come tantissime altre, già fallite, la chiusura, lasciando sul lastrico tantissime famiglie.

La piattaforma sindacale su cui si è polarizzata la manifestazione, contemplava  il ripristino delle risorse tagliate, la conferma della centralità del contratto nazionale, il ritiro dei «provvedimenti Brunetta» sulla malattia, la difesa al diritto allo sciopero e l'apertura di un tavolo interministeriale sul precariato; nell’ambito di un discorso che vuole il settore della scuola e dell’università a livelli qualitativi più alti, degni di una società fortemente tecnologizzata.

La protesta di Roma, all’interno della Sapienza, si inquadra, quindi nel discorso di lotta democratica, già avviato a Piazza Duomo a Milano.

Il risveglio, quindi, di quell’onda lunga che deve tenere accese le coscienze contro provvedimenti che rischiano di affossare la qualità delle istituzioni formative e di ricerca dei cittadini.

A Roma sono seguiti, invece, i soliti tafferugli, che hanno visto lo scontro tra le forze dell’ordine e gli studenti dell’Udu, che tentavano di forzare lo schieramento, per riversarsi lungo le vie della città e manifestare.

A Roma, per motivi di sicurezza, ma, anche per evitare intralci ed aggravi economici dovuti alla momentanea chiusura delle strade, durante le manifestazioni, è stato varato un provvedimento che indica, oltre all’autorizzazione, il percorso che può essere fatto dai cortei, che hanno ricevuto la preventiva autorizzazione a manifestare, per fare conoscere alla gente la loro protesta democratica.

La forzatura tentata dagli studenti, alla Sapienza, è stata interpretata in senso repressivo, quindi si è arrivati allo scontro, con lancio di oggetti vari; dopo una piccola pausa, gli studenti riprendono la carica per tentare di forzare lo sbarramento e riversarsi sulle vie della città; ma, anche, questa volta sono respinti, poi, si riuniranno in assemblea.

Il comunicato dell’UDu, fonte il Corriere della sera on-line, afferma che «la violenza utilizzata dalla polizia nei confronti dei manifestanti della Sapienza è assolutamente ingiustificata. A tutti deve essere garantita la libertà di poter esprimere le proprie idee».

Le immediate reazioni del ministro Brunetta sono state dure e determinate, definendo gli scontri e l’Onda degli studenti che l’hanno generata, una manifestazione guerrigliera; poi, si è corretto in una diversa formulazione, chiamandoli “ ragazzetti in cerca di sensazioni “.

A me, quale cittadino di un sistema capitalista democratico e libero, ove la libertà del pensiero libero e della critica  al sistema, alla politica, ed a tutto ciò che può sembrare, da qualunque gruppo proveniente, lesivo di interessi, soprattutto, quando si tratta di formazione e di ricerca, o di tagli ad un settore che molta politica considera terziario,  viene un moto di ribellione sapere che le forze dell’ordine vengano mandate a sbarrare ed ostacolare le forme aggreganti ed indipendenti politicamente, sorte spontaneamente, come un conseguenza naturale di interventi legislativi errati e fuori tempo, che possono solo aggravare una situazione, che, già, di per sé è disastrosa.

Ascoltare dai media o leggere sui giornali dichiarazioni, che si rappresentano come arroganza di un potere, che si sente forte di una maggioranza ottenuta solo in un momento particolare dell’Italia e per colpa di una parte politica che stava al governo di allora, che di vera qualità da parte di chi ha vinto le elezioni, mi fa stare male.

Sto male perché penso che in ballo, attraverso lo scontro con ragazzi, ed erano circa trecento, che osano manifestare una diversa opinione, contraria a chi, invece, vuole procedere con determinazione, superando qualunque forma di ostacolo alla sua azione politica, ci sia la democrazia, quella che i nostri padri si sono conquistati, morendo contro  un regime, che aveva tolto la libertà di pensare a coloro, che non erano d’accordo con il totalitarismo del regime; come dire: NOI ABBIAMO VINTO, VOI AVETE PERSO; QUINDI, A GOVERNARE SIAMO NOI E VOI FATE QUELLO CHE NOI VI DICIAMO DI FARE E CHI SI RIBELLA GLI SCAGLIAMO ADDOSSO LE FORZE DELL’ORDINE E LI CHIAMIAMO GUERRIGLIERI, OPPURE RAGAZZOTTI IN CERCA DI SENSAZIONI.

Dinanzi a fatti del genere, non c’è che dire; il tutto si dipana da sé.

La reazione di Franceschini e del suo Partito non si è fatta attendere in difesa delle libertà di pensiero e di manifestazione, ben tutelate e garantite dalla Costituzione italiana.

Noi democratici riformisti siamo tali perché primo tra tutto accettiamo che contro le nostre decisioni ci sarà sempre qualcuno che opererà con una formulazione diversa di pensiero e che possa concretizzarla dentro le forme volute dalle leggi e dai principi della Costituzione.

E’ nella vita del modo di essere del fare democratico che la parola assume la forza del suo recondito significato, che, spesso, per essere compresa viene tradotta in azione come lo sciopero di Milano, dell’altro giorno, o la manifestazione alla Sapienza.

I tagli alla scuola ed all’università, i decreti con cui si è proceduto alla controriforma scolastica, vengono fatti passare per fatti di democrazia; invece, sono state fatte passare come forzature, attraverso la richiesta della fiducia, che dimostra paura al dialogo, e dimostra la volontà di operare, superando le reali esigenze del Paese, dei cittadini e di chi vive, poi, sulla sua pelle decisioni incongrue.

Ripensare al vecchio Partito Comunista e dire che era meglio, rispetto il Partito Democratico, la dice lunga; ma, quando mai al tempo storico del PC le manifestazioni venivano accettate, dai buon pensanti? Che io sappia mai.

E quando mai dalla destra, nei confronti del centro sinistra, non sono venute dichiarazioni del tipo “ cattocomunisti? O comunisti?

Parole dette e gridate, non in senso positivo, ma dispregiativo, per potere raccatare i voti dalla parte dei paurosi.

Infatti, secondo me, chi le pronuncia nemmeno crede alle sue parole; sa bene; infatti, che nell’Europa capitalista, liberale e democratica non potrà mai allignare, nè il comunismo, né il nazi-fascismo.

Ed ora si afferma che era meglio il Partito Comunista del Partito Democratico di oggi; ma, insomma!!!!!

Ritorniamo alla democrazia, quella vera, quella che diventa il faro che indirizza l’azione politica e che fa tenere conto delle esigenze vere, dico vere della popolazione italiana e non di una parte della sua popolazione.

Ad essere offesi da questi atteggiamenti non sono solo gli studenti, che, come giovani, potrebbero, anche, sbagliare, ma le loro famiglie, le istituzioni formative coi loro responsabili, noi tutti cittadini che crediamo nel fare democratico e nella parola usata, come forma assoluta del dialogo; ed il vero dialogo è quando si discutono argomentazioni diverse; è lì, in quel frangente, che si misura chi è e chi non è dalla parte della democrazia.

Tutte le altre cose sono chiacchere di parte, da bar.

 

 

Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post