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LAPRIMAVERA

E’ DAVVERO RIENTRATA LA PAURA DI UNA SCISSIONE DEL PD?

24 Settembre 2010 , Scritto da cesare pisano Con tag #POLITICA

3597c2f7595a1c51b62e34c894504e6b.jpgLa riunione di ieri, del Direttivo Pd, per discutere le diverse tesi tra veltroniani e bersaniani, è terminata con una  schiacciante vittoria del segretario e l’accettazione, da parte dei veltroniani della situazione di fatto.

La loro astensione, alla mozione di Bersani, però, mi fa pensare molto.

Infatti, l’area Democratica, che è nata subito dopo la sconfitta di Franceschini, per sostenere la sua mozione, accompagnata durante i mesi della campagna interna, e, per non disperdere la costellazione dei valori e degli obiettivi della parte sconfitta, si è schierata con Franceschini, ma, parte di essa si è astenuta dal voto.

I vari Veltroni , Fioroni e Gentiloni, ma, pure, l’area di Marino, astenendosi hanno dimostrato di non accettare l’idea che del Partito persegue Bersani.

In caso contrario avrebbero dovuto votare la mozione-Bersani.

Resta integro il problema di fondo che costituisce la sostanza del documento dei 75 firmatari: Bipolarismo, Maggioritario, apertura al centro e Papa straniero, nel senso di cercare il candidato-premier fuori dagli uomini del Partito e dallo stesso segretario.

La discussione c’è stata, ma, l’incontro o lo scontro no.

Le dichiarazioni di Veltroni lasciano, purtroppo, la strada a possibili vie di fuga.

Infatti, coloro che non concordano con la linea attuale del Pd di allearsi con l’IDV, i SEL di Vendola, i Socialisti, ed altre formazioni, responsabili dell’azione di un eventuale governo, con apertura all’UDC di Casini, credo che diano inizio, nell’ombra del silenzio, a manovre esterne di allargamento di consensi ed altro, nelle aree dei democratici popolari e dei cattolici, per rinsaldare il discorso di riportare il PD verso il centro, staccandolo definitivamente dalle sinistre e, forse, anche, dall’IDV.

Probabilmente la spaccatura iniziale tra ex-comunisti e gli altri non c’è più, basti vedere la nascita di una collaborazione anomala in Sicilia che vede il PD in un governo con i finiani, l’UDC di Casini e l’MPA di Lombardo per capire che il nuovo laboratorio potrebbe dare vita ad un’esperienza positiva ed estendibile al governo nazionale.

Se così fosse sarebbe dimostrato che su un progetto condiviso, oggi, lo spazio politico non sarebbe limitato alle idee dei Partiti, ma al buon senso dei politici, che, pur di risolvere gli annosi problemi e per amore della propria terra, sono disposti a concludere alleanze, che nel governo centrale romano sembrerebbero assurde ed improbabili, mentre già esistono nelle amministrazioni locali, provinciali e regionali.

Personalmente non trovo nulla di strano ad alleanze su programmi studiati e condivisi; l’unico limite invalicabile sarebbe dato dalla impossibilità di creare alleanze con l’avversario diretto, che, vincendo le elezioni, ci costringerebbe all’opposizione.

Chi ha seguito Gentiloni nell’intervista a Repubblica avrà capito che l’area dei politici a cui appartiene darà filo da torcere, nel senso costruttivo, e nell’incalzare Bersani, soprattutto, su alcuni temi cruciali: il lavoro, la scuola e l’università e, probabilmente, la legge elettorale, collegi uninominali e preferenze.

Gentiloni ha usato la parola “ incalzare “, come dire, su questi temi ci sarà battaglia.

Considero questo atteggiamento psicologico pericoloso, perché porta con sé i semi della divisione.

Se si ha l’animo democratico e pronto alla discussione e se si ama il Partito, la terminologia dei rapporti deve essere diverse, più consona con la volontà vera di volere cercare il dialogo.

Ma, così non è; costoro non cercano il dialogo; costoro cercano di imporre una linea.

Se così non fosse non avrebbero raccolto 75 firme, che significa la conta, cioè, su chi “ possiamo contare “.

Sono pochissimi ed irrilevanti; non possono dettare nessuna linea, né incalzare il segretario.

Dovrebbero pensare, come dichiarano, di aumentare la forza del Partito con proposte, diciamo quelle che hanno fatto, ma, non devono assumere la posizione di fare passare a tutti i costi la loro idea del Partito; hanno contro tutto il Partito; e lo si è già visto alla votazione di ieri e durante le Primarie.

Hanno perso; ed hanno preferito astenersi; ma, questo ha due significati.

Il primo è che non sono d’accordo in nulla con Bersani.

Il secondo che non sono disposti a cedere.

Le conseguenze sono intuibili.

In questo momento se ne stanno buoni per evitare una spaccatura suicida, come nella tradizione delle sinistre; ma, in altri momenti il ritornello potrebbe riprendere con veemenza.

Se questi firmatari  non si sentono di appartenere a questo PD, ho l’impressione che si daranno da fare per creare le premesse di una loro uscita.

Sono sempre dell’avviso che chi non sia PD e’ giusto che si cerchi altri lidi.

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